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Compte-rendu

Anna Maria Scaiola: Il romanzo francese dell’Ottocento
di Giuseppe Martoccia

 

Il volume riunisce i contributi della curatrice (Cap. 1: Il romanzo dell’età napoleonica, pp. 3-21; Cap. 2: Il romanzo Restaurazione, pp. 22-36) e di altri importanti studiosi dell’Ottocento francese: Francesco Fiorentino (Cap. 4: Il romanzo Secondo Impero, pp. 70-101), Paolo Tortonese (Cap. 5: Il romanzo della Terza Repubblica, pp. 102-134) e Francesco Spandri (Cap. 3: Il romanzo Luigi Filippo, pp. 37-69).

Le diverse voci si susseguono, tuttavia, senza scarti stilistici considerevoli, dando rilievo a un magistrale lavoro di supervisione e pianificazione, auspicabile sempre in un manuale ad uso didattico. Così, ad esempio, ogni capitolo si apre evocando, con sobrietà e pertinenza, gli avvenimenti storici che caratterizzano ciascuno dei periodi politici in cui con praticità si suole dividere il “secolo lungo”. Dalla Rivoluzione francese del 1789, “evento fondatore di un mondo nuovo” (p. 3) che da subito si fa orizzonte del secolo, alla politica culturale di Napoleone, impegnata nel rafforzamento del potere imperiale; dalla vivacità culturale del periodo della Restaurazione, molto più aperto alle influenze esterne tanto da coincidere con gli anni della battaglia romantica, alla nuova censura di Napoleone III, che a posteriori pare un argine impotente a contenere l’enorme ondata culturale e di sostegno e di opposizione al progresso del secolo.
Renoir
Pierre-Auguste Renoir, Le Moulin de la Galette
(1876) Musée d'Orsay, Paris
Particolare attenzione viene posta anche ai processi tecnici e legislativi legati allo sviluppo, produzione e diffusione del prodotto letterario “romanzo”: le diverse censure politiche (a volte eluse proprio grazie alle pagine di un genere sentimentale, destinato alle donne); la progressiva alfabetizzazione e quindi l’aumento del pubblico potenziale cui il romanzo si destina; la moda dei “Cabinets de lecture”, con i grossi successi affittati “a pezzi” ai lettori;

i progressi dell’industria tipografica e della diffusione della stampa (e per quest’ultima, il romanzo fu, a partire dagli anni 30, un levano eccezionale, con il fenomeno del “feuilleton”).
Insomma, la storia del romanzo risulta fortemente connessa alle vicende storiche e ai mutamenti culturali che travagliano l’Ottocento. La forma “romanzo” ne è uno dei protagonisti: lo percorre e lo conquista, affermandosi al pari di quelle idee nate dalla grande Rivoluzione che, come una linfa vitale, scorrono nelle vene progressiste del secolo, dando origine o pretesto agli avvenimenti rivoluzionari di ingresso a ciascuna delle cinque epoche politiche. Anche il romanzo ha le sue rivoluzioni. Dallo Essai sur les fictions (1795) di Mme de Staël, che ancora cerca di nobilitare un genere inferiore e parvenu, a Le Roman expérimental (1880) e alla grande campagna critica di Zola, che edificando il Naturalismo dà al romanzo la preminenza sugli altri generi letterari, identificandolo con la modernità letteraria, non senza costruire ed annettersi una “scuola” di precursori che, con i loro romanzi, avevano descritto, percorso, analizzato, dato vita al secolo.

Il romanzo, effettivamente, percorre e modella tutta la cultura del secolo: crea la figura dell’eroe romantico (Chateaubriand, René – 1802), si annette la storia (Vigny, Mérimée, Dumas, Sismondi), si fa strumento per le battaglie progressiste (da Mme de Staël a George Sand, a Sue o all’ultimo Zola), si erge alla perfezione della poesia (Flaubert). È soprattutto lo strumento più consono per scoprire e descrivere il sé (Stendhal) e il mondo contemporaneo (Balzac, Zola). Infine esso è una forma d’arte camaleontica, l’unica in grado di “soddisfare le esigenze della cultura alta e del pubblico di massa”, di “render conto, dibattere, accusare, capire, rifiutare”, cioè di farsi lo strumento più adatto “per accompagnare l’esperienza dell’uomo moderno, per commentarla, esprimerla, contestarla, cioè per renderne possibile la coscienza” (pp. 133-34).

Il romanzo francese dell’Ottocento dà anzitutto una dettagliata sintesi di questo fenomeno letterario, soffermandosi sui grandi autori, ma anche presentando i piccoli e più o meno ingiustamente dimenticati (dai “realisti” degli anni 50 che ebbero la sfortuna di scrivere contemporaneamente a Flaubert, che realista non era; all’autore sconosciuto del Manoscritto trovato a Saragozza). Vi sono, inoltre, per ogni autore, delle pagine che, inserendosi nel tessuto più generale, si soffermano sui contenuti delle opere; sicché, oltre al contesto storico-culturale, il libro è utile per una introduzione, breve ma essenziale, ai singoli romanzieri. Questo aspetto è arricchito dai “Riferimenti bibliografici” (pp. 135-152) che indicano, per ogni periodo e/o specifico genere e fenomeno, i principali studi generali – a partire dai titoli più recenti –, nonché le edizioni delle opere dei principali autori e le traduzioni italiane.
Renoir
Pierre-Auguste Renoir
Au bord de la mer
(1883)
Metropolitan Museum of Art, NY

Sono quasi duecento i romanzi indicati nella “Tavola cronologica” (pp. 153-67), e moltissimi se ne incontrano nella pagine di ogni capitolo. Il manuale si presenta come uno strumento maneggevole, una sintesi precisa e soprattutto un’opera ricca di spunti per l’approfondimento e la ricerca, che si adatta ai nuovi programmi universitari, mantenendo alte la tensione critica, la problematicità della lettura e la levatura che quegli studi dovrebbero continuare ad avere (nonostante tutto).

 

Giuseppe Martoccia   


Anna Maria Scaiola (a cura di), Il romanzo francese dell’Ottocento, Laterza (Manuali, 261, “Istituzioni di Letteratura Francese”), Bari-Roma, 2008, 182 pp.

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